Fotografia e musica – Puntata #4

Perchè

Perchè parla di foto dal primo all’ultimo verso, e chiaramente non del suo valore estetico o istantaneamente comunicativo, ma di quello del ricordo, slegato da quello che effettivamente c’è, nella fotografia, parlando al contrario di tutto quello che NON c’è, e che non potrà mai esserci.

“Guardo una foto di mia madre […]
Un bianco e nero sbiadito”

Le vecchie stampe, che perdono definizione con il tempo. Ed il bianco e nero, non mero esercizio di stile (non un “filtro”), o un modo per sopperire alla propria incapacità di gestire il colore (molti fotografi lo usano per questo, non lo sapevate?), ma pura necessità, urgenza di immortalare, facilità d’uso, forse anche economia di spesa, chissà?

“Guardo mia madre a quei tempi e rivedo
Il mio stesso sorriso”

Ma nonostante tutto, nonostante il contrasto perso, la grana fastidiosa, la messa a fuoco magari non perfetta… la catena (Zen Circus) è ancora li, che unisce generazioni, non attraverso una comunicazione di qualche tipo, ma attraverso una VERA catena, quella del DNA, la prova più tangibile che siamo continuamente nuove versioni (aggiornamenti?) di persone già esistenti, e già esistite.
Come dice Vasco Brondi, “diversi come due gocce d’acqua” (che l’avrà copiata da W. Szymborska? probabile).

“Guardo una foto di mia madre
Era felice avrà avuto vent’anni
Capelli raccolti in un foulard di seta
Ed una espressione svanita”

Il riferimento al colore non è più necessario, ormai, diventato un dettaglio secondario.
La cantautrice preferisce invece focalizzarsi sui dettagli, forse perchè finalmente quei dettagli sono li, più “definiti” della foto precedente, o forse perchè finalmente sono dettagli scelti dal soggetto, e non imposti magari dai genitori, “mettiti il vestito nuovo per il tuo compleanno, che poi ci facciamo la foto!”.

“La scruto per filo e per segno e ritrovo
Il mio stesso sguardo”

Il sorriso passa in secondo piano. Alle foto si sorride, quasi sempre, quindi anche se il momento è felice, si diventa sempre sospettosi di quel sorriso, del suo apparire (come sospettosi bisognerebbe sempre essere dei social, dove ci sono solo pollici alzati e cuoricini, niente pollici versi, in questi “luoghi” dove inevitabilmente anche la cacca sorride).
E allora a comunicare di più è lo sguardo (che solo i veri attori sanno trasformare alla bisogna).

Punti salienti

Le avrei voluto parlare di me

Perchè non l’ha fatto?

Puntualmente mi dimostravo inflessibile, inaccessibile e fiera

Ok, tutto chiaro. Ma anche dall’altro lato della catena: la fierezza che si tramanda, l’inflessibilità a lasciarsi andare a comportamenti che non ci appartengono, a lasciarsi essere per una volta diversi da quello che siamo sempre stati, specie quando coscientemente sappiamo che il tempo non sarà eterno, che quelle fotografie inevitabilmente continueranno a sbiadire.

L’innata rivalità

Innatata, tramandata, ereditata. E spesso praticamente invincibile.

Live a Sanremo (con taglio protopunk)